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23/11/2017, 12:55

Un gigantesco fiume di fuoco: la ‘Ndocciata di Agnone

E’ un’antichissima tradizione quella della ‘Ndocciata  che si svolge ad Agnone (Is), centro montano dell’Alto Molise  famoso per la sua millenaria produzione di campane. E’ una tradizione natalizia legata al fuoco, che và vissuta. Una suggestiva processione di fiamme e scintille che infiamma la Vigilia di Natale di Agnone ma che viene proposta ogni anno anche l’8 dicembre.  Da principio la ‘Ndoccia’ (fonema dialettale che sta per ‘grande torcia’) faceva parte della ritualità pagana legata alla scadenza solstiziale del 21 dicembre. E’ noto, infatti, l’antico legame che l’uomo ha con il fuoco ritenuto come fonte primaria di vita, elemento fecondatore e purificatore della natura; al pari sono noti agli studiosi  i fuochi rituali che dalla Persia (Iran) alla Normandia, dalla Russia al Galles, gli antichi abitanti dell’Europa accendevano in onore del Dio Sole durante la notte più lunga dell’anno. Anche gli antenati degli agnonesi, gli Osci e i temibili Sanniti che per secoli contesero a Roma il dominio dell’Italia centro meridionale, erano legati al fuoco, ai suoi significati e alle sue suggestioni. E’ da questo legame che deriva, sicuramente, la tradizione ultramillenaria del fuoco solstiziale che in Agnone si è evoluta nella ‘Ndocciata Rito, appunto, dedicato al sole ed al suo ciclo annuale fatto proprio dal cristianesimo e divenuto per questo, fuoco in onore al Dio che nasce, al Cristo Luce e Salvatore del mondo.

Da documenti scritti (per lo più giornali locali) si hanno testimonianze di questa tradizione magico-rituale, fin dai primi anni dell’800. Dal libro di Domenico Meo ‘Le ‘Ndocce di Agnone: i fuochi della Vigilia di Natale’, i padri-protagonisti di questa tradizione sono i contadini. Un rito agreste, dunque, colmo di significati simbolici, parte del linguaggio della semplicità contadina.  Come ad esempio: ‘Mentre la ‘Ndoccia ardeva – scrive lo studioso – si traevano auspici: se soffiava la bòrea si prevedeva una buona annata, al contrario se tirava il vento. Se schioppettava andava bene, altrettanto se la fiamma era consistente: spari e fuochi, come ci insegna la storia delle tradizioni popolari, sono contro le streghe considerate un vero e proprio male della società rurale.

La sera dell’8 e del 24 dicembre all’imbrunire i portatori delle ‘ndoccie si riuniscono all’ingresso settentrionale di Agnone: la tensione è tangibile, le emozioni si risvegliano e si rinnovano. Il segnale di accensione per le  gigantesche torce e per la partenza è dato dal rintocco della campana più grande di Agnone posta sul campanile di Sant’Antonio. Ed ecco che il fiume di fuoco, come la lava di un vulcano , riempie il corso cittadino. Mentre scrosciano gli applausi la memoria di molti risale a quell’8 dicembre 1996 quando in onore di Giovanni Paolo II, gli agnonesi ‘incendiarono’ Piazza San Pietro omaggiando il Santo Padre che aveva visitato Agnone un anno e mezzo prima, in occasione del cinquantesimo del suo sacerdozio. Le parole del Papa affacciato eccezionalmente di sera alla finestra del suo studio, furono piene di commozione e gratitudine: -  “Grazie di questo spettacolo città di Agnone, il fuoco purificatore che i vostri padri accendevano in occasione del solstizio, è divenuto segno di Cristo, di Gesù luce del mondo. Le crepitanti fiaccole ci ricordano che Gesù è la vera Luce. Possa il fuoco trasformarvi in portatori di gioia per il Natale, ad Agnone ed al Molise tutto”.

 

'ndocciata (art di repertorio)

Franca Nocera