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Quando si è ad un bivio: le mille luci della città o i mille colori naturali del paese?
Osservazioni di un giovane agnonese laureando

Tanti sono i luoghi comuni utilizzati per descrivere queste terre, le nostre.
Parliamo di espressioni, quasi diventate idiomatiche ormai, che però vanno in due direzioni opposte.
Se chiedessimo: “Cosa ne pensi dell’Alto Molise?” le risposte sostanzialmente sarebbero due. Potremmo infatti sentire: “Credo che sia una terra vergine, dove il contatto con la natura è quotidiano; i suoi scorci mozzafiato, la sua storia , le dimensioni a passo d’uomo, la cultura radicata la rendono una terra con un potenziale indescrivibile, soprattutto inespresso” oppure ci potrebbe ferire questa risposta: “Non c’è lavoro. Non c’è nulla se non vita di provincia. Le città ti fanno vibrare, c’è cultura e la possibilità di seguire i propri interessi; pensa a Roma e dimmi se non è meglio di queste contrade sui monti”.
Ecco siamo di fronte ad un dilemma: chi avrà ragione? Bé, ragioniamoci su. Innanzitutto possiamo dire che la prima risposta dataci è quella di un cittadino, uno di quelli che vive in una grande città e che quindi giorno dopo giorno si trova a dover fronteggiare lo smog, il traffico, lo scioperi dei mezzi, i cortei in strada e un costo della vita alto. La seconda risposta è quella di un adulto che molto probabilmente non ha mai abbandonato queste colline, baciate dal sole e rinfrescate da aria pulita, e che quindi si è fatto un’idea delle grandi città molto utopica e, consentiteci il gioco di parole, ideale.
C’è infatti da ringraziare la televisione, nonché il cinema d’oltre oceano che ci propinano immagini di città cosmopolite in cui è facile vivere e, soprattutto, interessante; ringraziamo “Gossip Girl” e “Sex and City” se un’orda di adolescenti, che di Inglese conosce solo ‘Hello’ e ‘Sorry’ senza alcuna voglia di migliorare le proprie conoscenze , sogna di trasferirsi nella grande mela.
Come dissetare questa voglia di traffico, smog, stress e dispendio economico? Facile: si sceglie una grande città e vi ci si trasferisce, magari anche per frequentare l’università.
Il risultato? Ci si riduce a fare una vita-routine fatta, nella maggior parte dei casi, di casa-lavoro/università-casa.
Dove sono finite tutte quelle pulsioni che a Roma (o altrove) si potevano assecondare? Quella voglia di vedere le gallerie d’arte, di fare sport che altrove neanche si conoscono, seguire corsi di cucina orientale, farsi una cultura particolare? Dove finisce tutto questo?
Accade che man mano che si vive la quotidianità ci si inizia a dimenticare delle aspettative e ci si omologa alla grande città, ci si riduce a fare ciò che si deve fare. Volete sapere perché? Roma, Milano, Napoli, Torino non sono come ce le immaginiamo. Sono innanzitutto costosissime, organizzarsi è davvero arduo, è quasi impossibile vivere di mezzi pubblici e d’altro canto è improponibile muoversi con la propria macchina.
Proseguiamo. C’è gente che dice che va in città perché lì c’è lavoro. A queste persone vorremmo chiedere: “come scusa?”
Personalmente, l’autore di questo articolo, conosce numerosi neolaureati, laureandi e via dicendo che vivono di ripetizioni, baby-sitting, dog-sitting e quant’altro. E non venite a dire che i giovani non sono choosy.
Altro nodo gordiano: sanità. È vero, verissimo che allo stato attuale l’Alto Molise non ha garantita l’emergenza urgenza (la redazione e la cittadinanza si augurano che chiunque, di ogni partito o coalizione o schieramento si occupi della cosa e ci garantisca il diritto alla salute) ma qualcuno di voi è mai entrato nel Policlinico Umberto I di Roma? Ci si trova immersi in una serie di palazzi, quasi una città a sè stante, dove nessuno ti viene incontro.
Parliamo un po’ invece di quello che l’Alto Molise può offrire.
Partiamo dallo sport. Ci rendiamo conto dell’offerta che l’Alto Molise fornisce a tutti i cittadini anno dopo anno? Scuole calcio, pallavolo, tennis, nuoto, sci di fondo e sci alpino e le numerose palestre presenti sul territorio sono ciò che il territorio propone per sopperire alla nostra voglia di fare movimento.
Cultura?
Avete idea della quantità di associazioni culturali che sono presenti sul territorio? La nostra è infatti una realtà nella quale non fare cultura è quasi impossibile; abbiamo un fervore culturale che ci rende addirittura oggetto di invidia.
Certo, l’occupazione è un settore in crisi ma possiamo dire tranquillamente che asseconda l’andamento dell’economia italiana e azzardiamo una proposta: perché i neo-laureati che vogliono buttarsi nell’imprenditoria non fanno il tentativo di creare aziende in loco?
Ovviamente ci sono casi nei quali la carriera porta professionisti a trasferirsi altrove ma ciò che spaventa al giorno d’oggi è sentire cittadini, di ogni sorta, desiderare di trasferirsi altrove senza sapere cosa si possa trovare .
Forse questi monti non sono poi così male, forse potremmo rimboccarci le maniche, metterci del nostro ed aiutare noi stessi a rinascere come hanno fatto i nostri nonni e bisnonni che hanno riavviato Agnone, Poggio Sannita, Capracotta, Belmonte del Sannio, Pescopennataro ecc. con le loro forze dopo due conflitti mondiali.
Se solo potessimo trarre qualche insegnamento in più dalle nostre radici, se solo ci si rendesse conto che stiamo sprecando un’opportunità.