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Il vino diversifica ma il driver forte resta il Montepulciano di Abruzzo
Il settore vitivinicolo abruzzese negli ultimi anni ha subìto notevoli cambiamenti e mentre da un lato si proponeva al mercato estero con il suo Montepulciano rosso ed il Trebbiano bianco, dall’altro si allargava a prodotti nuovi. Le varietà Pecorino, Cococciola, Passerina , Montonico , tutti vini a bacca bianca, si stanno facendo strada a fronte di una crescente richiesta di mercato verso vini nuovi e diversi da quelli già diffusi. Nel passato i produttori privilegiavano le varietà di uva più resistenti a malattie ed agenti patogeni e al tempo stesso più produttive, abbandonando i vitigni meno conosciuti e meno produttivi. Ora c’è un’inversione di marcia grazie all’innovazione tecnologica che ha permesso di recuperare vitigni dimenticati, facendo rinascere nuove varietà autoctone come il Pecorino e il Cococciola.
Il Montepulciano d'Abruzzo resta comunque il driver di tutta la produzione vitivinicola abruzzese ricoprendo il 58% dei 33mila ettari di superficie vitata in regione, con un incremento del 10% rispetto al 2012. Ed è proprio dalla sua uva, generosa e duttile, che nascono prodotti molto diversi fra loro e ciò ha permesso un ventaglio di offerte partendo sempre dagli stessi grappoli.
“La possibilità di imbottigliare il Montepulciano in qualsiasi regione d'Italia – spiega il presidente del Consorzio vini d'Abruzzo, Tonino Verna (200 associati, 150 milioni di bottiglie prodotte per un giro d'affari stimato in 300 milioni di euro oltre il 50% dei quali legati all'export) – è stata per anni la croce e al tempo stesso la delizia del nostro vino. Ha avuto un ruolo positivo perché ha allargato la notorietà delle nostre etichette in anni in cui erano poche le aziende abruzzesi in grado di investire in promozione. Ma d'altro canto ha legato il nome del Montepulciano a un'immagine di vino "da taglio" o comunque di basso prezzo che solo ora, dopo anni di battaglie, siamo vicini a cancellare. Vogliamo adesso proseguire sulla strada della riqualificazione d'immagine del nostro vino–simbolo per arrivare a promuovere l'idea dell'Abruzzo come regione che ha i numeri e la qualità per imporsi sul mercato alla pari di altre regioni enologiche affermate”.
A volte per essere apprezzati si deve varcare il confine e i riconoscimenti non esitano ad arrivare. Ma qualcosa sta cambiando!


