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21/08/2013, 10:30

I piccoli paesi salveranno i sapori autoctoni

Leonardo Seghetti docente agroalimentare e critico della qualità

Leonardo Seghetti

Ci sono opinioni che Terra e Cuore da sempre condivide con i suoi lettori; il nome della nostra rivista non è nient’altro che il connubio di due parole che caratterizzano la nostra visione per l’Abruzzo e Molise. Mettere amore nella propria terra, crederci ed aiutarla ad investire.

Questi sono concetti che risultano  impossibili (o quasi) divulgare a causa della forte crisi economica e lavorativa che spinge tutti quanti, giovani e meno giovani, ad abbandonare i piccoli centri a favore di grandi città che offrono una vita di bassa qualità a prezzi alti, se non altissimi. Fa dunque piacere incontrare personalità, accademiche, che ci dimostrano che il punto di vista della nostra testata non è così lontano dalla realtà.

Facciamo un passo indietro.
Agnone, o meglio una delle sue aziende, ieri è stata location di un evento enogastronomico-culturale che fa parte dell’agenda di agosto da ben sei anni. Serata al caseificio, è l’appuntamento estivo che Franco Di Nucci, anno dopo anno, indice per invitare amici e parenti nel punto nevralgico della sua produzione casearia, proprio nella zona industriale agnonese (potete leggere qui la cronaca dell’evento: vai ).  È proprio in questa location che Terra&Cuore ha avuto l’onore di incontrare Leonardo Seghetti, esperto agroalimentare, che da anni si preoccupa di scoprire gli altarini prodotti dal marketing in campo alimentare.

Così, in questo contesto, ci siamo potuti avvicinare a Seghetti che ci ha spiegato: “Abbiamo annientato le unicità e siamo abituati ad un sapore unico e uguale che incontriamo dappertutto. Succede, di frequente tra l’altro, che di fronte a ricette autentiche si tenda a non apprezzare il sapore di queste poiché risultano avere un sapore troppo audace (quasi troppo vero, ndr). Bisognerebbe riscoprire le tipicità…”


Come possono contribuire le piccole realtà abruzzesi e molisane nella riscoperta di queste singolarità?
“Secondo la mia opinione, il futuro è nei piccoli centri vergini, quelli in cui non regna sovrano il cemento bensì dove si possa ancora incontrare la natura incontaminata. Agnone, e assimili, è il futuro. Ritengo che questi piccoli agglomerati debbano essere incentivati dalla politica, al contrario di quanto accade. Riscoprire la tradizione con uno sguardo più colto è la soluzione. Non più multinazionali bensì piccole fabbriche.”

Giovanni Giaccio