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01/10/2016, 17:30

‘Le radici e le ali’ - Un ponte tra l’Abruzzo e il mondo

La recensione di Patrizia Tocci del libro di Goffredo Palmerini

Tra l’Abruzzo e il mondo: questa è la ragione d’essere del nuovo libro di Goffredo Palmerini, Le radici e le ali, One group edizioni, L’Aquila 2016. Ed è forse anche la ragione della sua vita e della sua instancabile attività. E’ un libro composito, nell’ampio ventaglio che si svolge proprio tra questi due punti estremi: due cardini su cui ruota una porta o una finestra che ci spalanca attività e riflessioni molteplici. All’Abruzzo sono dedicate numerose e belle pagine che testimoniano la presenza fisica e culturale dell’autore in tante manifestazioni, incontri, presentazioni, premi e concorsi letterari: incontri raccontati con garbo e sapienza.

L’altro polo del libro è quello del mondo ed in particolare i luoghi in cui la “diaspora” ha sparpagliato gli abruzzesi, soprattutto quelli che in qualche modo continuano a tenere in vita le loro radici. Si parla del premio sull’Emigrazione o dei viaggi a New York, dall’altra parte dell’oceano, si racconta di tutte quelle alleanze che si continuano a tessere da una parte all’altra degli oceani e dei continenti, per riunire comunità.

Il ricco apparato fotografico e la numerosa presenza di immagini nel libro lo rende simile ad un annuario prezioso, da sfogliare con attenzione. Del resto la duplicità tra questi due momenti - radici e ali, partenze e ritorni - è già nel titolo del libro. In questo movimento identitario e circolare risiede forse la cifra più segreta del libro. Allora acquista senso la visita della delegazione canadese o quella di Johannesburg; si rafforza l’alleanza tra L’Aquila e Taranto, due città segnate da difficoltà e da storie complicate: si intervista Mario Fratti per scoprire fino in fondo i suoi legami con l’Abruzzo, o si riflette sulla poetica di John Fante per tessere alleanze con suo figlio Dan.

Il libro ci regala molti di questi episodi, importanti sia per le comunità ancora abbarbicate tra le pietre dei piccoli paesini, sia per le comunità che vivono nei grandi spazi americani; entrambe alla ricerca delle radici. Goffredo ci aiuta a conoscere e a riflettere sulla tragedia di Marcinelle in cui morirono numerosi minatori abruzzesi; ci costringe a riflettere sulle emigrazioni più antiche e storiche per poi confrontarle con quelle odierne. L’emigrazione infatti rappresenta per Palmerini una cartina di tornasole con cui comprendere il passato ma soprattutto il presente, in tutte le sue paradossali manifestazioni. Che questa sia l’anima più vera del libro, ce lo dice la dedica che ho trovato tenerissima “A tutti i bambini migranti”. Il tutto scritto e descritto con stile sobrio, senza nulla concedere alla retorica.

E’ infatti un continuo procedere tra locale e globale, confortato da una passione civica forte ed indomabile. Ne viene fuori “un’Italia dei Sogni” molto concreta, fatta di iniziative culturali, incontri che avviamo rapporti e riflessioni, gettando continuamente ponti tra una riva e l’altra. Il libro di Palmerini è anch’esso un ponte: costruisce alleanze tra rive solo apparentemente lontane. E il lettore che a lui si affida, si arricchisce strada facendo, affascinato come lo scrittore dalle radici e dalle ali, da questa esigenza che ci spinge a restare, andare o tornare, in un mondo sempre più piccolo, che sopporta flussi migratori epocali e che vede cambiare anche il concetto stesso di emigrazione.