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01/09/2015, 11:46

L’identità dell’Abruzzo attraverso storie, poesie e proverbi

Maria D’Alessandro autrice di ‘Racconti nella memoria degli immigranti abruzzesi’

Maria D’Alessandro nasce il 3 marzo 1947 in Italia a San Vito Chietino, in provincia di Chieti. All’età di 5 anni, nel 1952,  con la madre e le sorelle raggiunge il padre in Argentina e la famiglia si riunisce. Nel 1982 torna in Italia e per due anni frequenta l’Università degli Studi di Firenze. Ritornata in Argentina, si laurea in Geografia. E’ sposata e ha un figlio. Nel 2005 consegue il Primo premio al Concorso di letteratura FEDAMO, indetto dalla Federazione delle Associazioni Abruzzesi in Argentina. Nel 2010 raccoglie  i ricordi dei suoi compaesani nel libro bilingue “Memorie di racconti  abruzzesi”. Il 23 maggio 2013, con “Racconti nella memoria degli immigranti abruzzesi”, seconda  edizione del libro, viene invitata a Pescara al “Rosadonna - Festival dell’Eccellenza femminile d’Abruzzo”.

Scrive Palmerini nella prefazione al volume: “La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare (Octavio Paz, premio Nobel per la letteratura).  Lo si scopre leggendo questo lavoro, prezioso se non altro per la passione che lo anima e per la corale partecipazione d’una comunità regionale, residente in una città d’Argentina, ansiosa di non disperdere nell’oblio il senso profondo del proprio passato, talvolta lontano nel tempo. Maria D’Alessandro questo fa, documentando non solo lacerti della propria cultura e della memoria collettiva d’una comunità, partita in gran parte dalla provincia di Chieti, in Abruzzo, nel secondo dopoguerra e ritrovatasi in Argentina a costruire la prospettiva del proprio futuro, ma anche rafforzando quel senso di comune appartenenza che illustra al meglio l’associazionismo d’origine abruzzese in ogni continente. Dunque, per quanto questo volume appaia nella sua sobrietà ed innocente freschezza, in effetti è un prezioso contributo al rafforzamento del legame tra coloro che condividono comuni radici, coltivandone con orgoglio la memoria e scrivendone, fors’anche inconsapevolmente, una tessera di storia civile (...)”.

L’autrice: ‘Un’opera scritta raccogliendo le storie dalla viva voce dei corregionali che hanno vissuto a cavallo di due continenti,  una raccolta di racconti memorie,  poesie, indovinelli, aneddoti. Molti emigranti abruzzesi raggiunsero l’Argentina per riavviare la vita in un paesaggio di pianura con molte divisioni delle varie terre che comunicavano tuttavia tra loro con la ferrovia.  Qui le mani febbrili dei nostri conterranei modellarono abitazioni, magazzini, chiese. Con grande passione operarono: Enrico Spinelli, Antonio Di Pietrantonio, Maria e Aurora Di Nardo, Antonio Lattanzio, insieme a molti altri.   E’ successo in Bernal,  Quilmes,  San  Francisco  Solano, Florencio   Varela  e Berazategui. I ricordi dell’anima sono rimasti intatti, come un cofanetto di gioielli, collane, anelli e spille. Gli  undici capitoli che riflettono la giocosità, l’ingegno, la religiosità, la testardaggine, gli affetti, l’attaccamento alla terra spesso venivano  ascoltati  nel silenzio della sera, quando avevano finito la lavorazione della terra e la cura per le greggi, altri seduti in classe, e tutti oggi tessono queste storie che ammiriamo e magnifichiamo. Quando mi sono avvicinata al Circolo Abruzzese avevo questa idea e la sentivo come una missione: raccogliere ricordi, emozioni, storie imparate intorno al  focolare. Fui ascoltata da Angelo Di Donato, allora Presidente del Circolo Abruzzese e della FEDAMO, la Federazione delle Associazioni Abruzzesi in Argentina, e così cominciai. Si direbbe che la memoria ha la sua dinamica, come un fiume che scorre: a volte lo fa in fretta, mentre  altre volte non tanto. Ma  va sempre  alla ricerca di qualcuno che l’ascolti e ne faccia tesoro. Così questi ricordi, che i miei amici mi hanno confidato, forse ci avvicinano maggiormente alla terra dei nostri antenati’. 

Il nonno e il nipote
C’era una famiglia contadina che lavorava la terra. Il nonno si chiamava Gregorio e il nipote Ciccio e ragionavano in maniera differente. Il nipote sosteneva che con i soldi si potesse comprare tutto.
Ciccio: Con i soldi si compra il pane
Gregorio diceva: Il pane sì, ma non l’appetito
C: Compro il letto
G: Ma non il sonno
C: Compro un libro
G: Ma non l’intelligenza
C: Compro i vestiti
G: Ma non la bellezza
C: Compro la casa
G: Ma non il focolare
C: Compro le medicine
G: Ma non la salute
C: Compro una donna
G: Ma non l’amore
C: Compro divertimenti e lusso
G: Ma non la felicità
 

(Antonio Di Pietrantonio: imparata dal nonno tra i 13 e i 14 anni)

 

 

 

a cura della redazione