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30/06/2020, 10:44

“Il Basto”, un’opera d'arte per un mestiere ormai scomparso

Giulio Gino Di Giacomo è originario di Sante Marie, un piccolo borgo in provincia de L’Aquila.  E’ un grande appassionato di tradizioni e di storie d’altri tempi. È a lui che si deve l’originale e significativa iniziativa di far realizzare un monumento in bronzo dedicato al basto o, come si dice in dialetto marsicano “masto”, un mestiere oramai scomparso.

Il basto veniva realizzato da abili artigiani ed era costituito da una rudimentale sella di legno, dotata di una imbottitura abbastanza grossolana, che veniva appoggiata sul dorso di animali da soma, muli e somari. I basti sono “fatti su misura” secondo le caratteristiche del mulo, facendo diventare i “mastai” (bastai o imbastai), quasi dei “sarti personali” dei muli. Niente a che fare con le selle più elaborate e raffinate predisposte per i cavalli. “Può un semplice basto generare ricordi, emozioni e lacrime? Sì perché, così mi ha riferito il signor Sergio, figlio di Fioro, un anziano mulattiere di Sante Marie. «Grazie Gino: mio padre alla vista della foto del basto in bronzo si è emozionato profondamente». Un’emozione che si amplificherà quando lo vedrà posizionato su una roccia bianca in memoria di un mestiere laborioso (occorrevano circa venti ore) ed efficace.

Nel paese di Sante Marie, dunque, il basto è stato trasformato in un’opera d’arte. Già nel 2018 Gino aveva proposto al Comune di realizzare un monumento dedicato al basto. La sua famiglia, per alcune generazioni, ha realizzato basti per i muli del paese: il padre, il nonno e il bisnonno di Gino erano bastari, “maestria artigianale profusa a piene mani, mani grandi come quelle che ricordo di mio padre, la creazione dava vita ad un’opera unica“.

Il desiderio di Gino ha trovato realizzazione quando, nel febbraio del 2019, il Sindaco gli comunica che avrebbe acconsentito all’installazione di un monumento al basto. Immediatamente  si è messo alla ricerca di un artista che potesse realizzare un basto di bronzo e, alla fine, grazie alla partecipazione della Fonderia Di Giacomo, con la quale ha in comune solo il cognome, è riuscito nel suo intento.

Un’opera d’arte deve essere ben visibile, soprattutto in un borgo di poche anime. Deve attrarre, incuriosire, farsi leggere non solo per i locali ma soprattutto per chi è di passaggio, per il turista nomade , per il viandante che decide di fare una sosta nella Città del Castagno e respirare quell’atmosfera che appartiene ai Borghi autentici d’Italia.

 

Franca Nocera