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25/05/2013, 23:43

Quelle tracce nei nostri piatti.

I pesticidi, sempre più usati in agricoltura, li respiriamo, li beviamo, li mangiamo.

I pesticidi rappresentano la più sconvolgente forma di inquinamento esistente, una forma invisibile e dannosa per l’uomo. Non sono scarti né rifiuti, non sono il risultato di un processo di lavorazione, sono veri e propri veleni diffusi nell’ambiente con lo scopo di uccidere alcune forme di vita. Il pesticida ideale dovrebbe essere tossico per la specie che si desidera eliminare ed innocuo per l’uomo e gli altri organismi. Ma non è così! Molti fitofarmaci diventano parte integrante del terreno resistendo ai processi di degradazione ambientale, eppure migrano nei corsi d’acqua attraverso il dilavamento del terreno, contaminando così, la catena alimentare umana. Già nel lontano 1990 ci furono dei referendum ambientali dove si chiedeva di abrogare l’uso dei pesticidi in agricoltura. Il quorum non fu raggiunto! Da allora l’uso dei pesticidi è cresciuto esponenzialmente. L’uso di fitofarmaci risale al secondo dopoguerra con la cosiddetta “rivoluzione verde” per incrementare la produzione e ridurre i costi (industrializzazione dell’agricoltura). Essi sono assorbiti dal corpo umano per inalazione, ingestione e anche per contatto cutaneo, a seguito di esposizione diretta (produttori e agricoltori), indiretta (residenti o frequentatori delle aree in cui sono utilizzate) o alimentare (consumatori). Non sono solo presenti nei cereali,legumi, frutta ma  residui di fitofarmaci, provenienti dai mangimi, si trovano anche nella carne, nel latte e derivati.

‘Pesticidi’ è una parola di derivazione inglese (pest significa organismo infestante) che nel linguaggio comune è sinonimo del termine edulcorato e più rassicurante “prodotti fitosanitari”. Si tratta di sostanze sia chimiche che naturali, usate in agricoltura per proteggere il raccolto da malattie ed organismi nocivi. Molti predatori naturali dei parassiti delle colture vengono soppressi proprio dai pesticidi e può accadere che gli insetti dannosi e gli altri “pest” sviluppino una resistenza agli agenti tossici, rendendoli inefficaci. Si innesca così un meccanismo deleterio che porta alla ricerca e all’introduzione sul mercato di nuovi prodotti. E chi ci guadagna in tutto questo? Non di certo l’agricoltore! E l’inquinamento aumenta.

Occorrerebbe mettere al bando l’uso dei pesticidi ma è una soluzione difficile da ottenere nel breve/medio tempo, vietare, pertanto, quelle sostanze i cui effetti tossici sono stati sufficientemente appurati, monitorare quelle i cui effetti sono stati valutati come minimi, ma soprattutto smettere di produrne di nuove. Ma a chi spetta controllare tutto ciò? L’EFSA (European Food Safety Authority) è l’organo europeo preposto a valutare i rischi dell’esposizione alimentare ai fitofarmaci e sulla base dei pareri tecnici spetta alla Commissione europea e ai singoli Stati membri legiferare in materia. Ma c’è un’anomalia in questo iter : l’EFSA  valuta i nuovi prodotti e relaziona in base alle informazioni tecniche trasmesse dalle stesse imprese produttrici, pur tenendo conto di altri dati utili. (?) Però qualcosa si sta muovendo, l’EFSA ha dovuto fare un’improvvisa marcia indietro sulla salubrità ecologica di alcuni insetticidi (neonicotinoidi) perché accusati di essere una delle principali cause della moria delle api da miele. Nell’attesa che vengano varate normative più restrittive, al consumatore non resta che fare attenzione. L’unica filiera garantita è quella del biologico ed i veri prodotti biologici sono quelli certificati e che recano sulla confezione il simbolo verde con la foglia.