Sei in: Cultura & Turismo » Storia e Tradizioni » Un incensiere nel museo etnografico di Cerqueto (Te)
14/09/2016, 15:23

Un incensiere nel museo etnografico di Cerqueto (Te)

Ho visitato, in varie tappe, diversi musei etnografici, strutture ideate per  raccogliere  arredi e oggetti di carattere prevalentemente popolare, ma, non sempre, purtroppo, le esposizioni visitate sono risultate scientificamente ordinate. Secondo i legislatori,  i musei etnografici dovevano nascere per salvaguardare e ricordare i principali caratteri delle tradizioni e delle lavorazioni popolari, ma, spesso, le strutture create  sono state trasformate in luoghi di raccolta senza senso. In molti musei etnografici, infatti, spesso, è stato ammassato di tutto e, conseguentemente,  non sono state rispettate le leggi che governano la loro formazione. In diversi casi ci si trova di fronte ad  esposizioni fasulle sotto il profilo etnografico e con percorsi espositivi  scollegati tra loro. Alcuni  musei, addirittura,  mi sono parsi autentici cimiteri (vedi, museo Villa Pavone, di Teramo). Certamente, i promotori di alcuni musei e i presidenti delle Pro-Loco, che hanno organizzato, allestito e voluto  le strutture museali hanno compiuto lodevoli salvataggi di oggetti dismessi, legati alla tradizione e a lavori scomparsi, ma, spesso, gli stessi hanno dimostrato  di ignorare come andrebbero esposti i reperti salvati, che costituiscono un significativo "patrimonio della comunità", (cfr., Adalgisa. Lugli, Museologia, Milano, Jaca Book,1992). In Abruzzo le leggi emanate dalla Regione non sempre risultano rispettate ( mi riferisco alla legge regionale n. 44 del 18 giugno 1992 e alle modifiche apportate  con la legge regionale n. 61 del 9 agosto 1999). In questa sede mi occuperò di un turibolo del museo di Cerqueto (TE).   L'origine della raccolta degli oggetti presenti nel museo di Cerqueto, inizia intorno agli anni Sessanta del secolo scorso. Il primo nucleo si deve ad un sacerdote : don Nicola Jobbi, che, a torto, in una intervista,  rilasciata il 6/5/1999, ne rivendica la proprietà.  (Cfr., Anna Rita Severini, Musei etnografici d'Abruzzo, Censimento e schedatura, Edizione Comune di Pescara, Fondazione Genti D'Abruzzo, Pescara, 2000 ). L'anziano sacerdote, iniziò a Cerqueto la prima raccolta di oggetti dismessi, visitando soprattutto  le famiglie cerquetane, intorno al 1963. Collaborarono alla prima raccolta, pensata da don Nicola, i giovani del posto, tra i quali il poeta e studioso di abruzzesistica Bruno Misantone (cfr., don Nicola Iobbj, Nascita di un museo, catalogo Tradizioni a Cerqueto, Teramo, Deltagrafica, 1983 ).  La raccolta cerquetana, al contrario di quanto affermato da don Nicola, nell'intervista rilasciata alla dott.ssa Severini (cit.)  è proprietà della comunità. Tanto avevo appreso dagli anziani del posto, dopo una conferenza sulla zampogna cerquetana, da me tenuta a Cerqueto il 24 marzo del 2013 . 

Furono, infatti, soprattutto le donne delle famiglie di Cerqueto a  consegnare e depositare gli oggetti di famiglia di "uso prevalentemente pastorale" ( cfr., A. R. Severini, op. cit., intervista a don Nicola Jobbi).  Nelle  vetrine del museo di Cerqueto (Te) ho potuto ammirare, tra  oggetti pastorali, arnesi per la cagliatura, oggetti della medicina popolare, stampe devozionali, strumenti musicali e ceramiche squisitamente tradizionali, un incensiere in rame, ottone e bronzo, (oggetto piuttosto raro  da vedere nei musei etnografici). Attualmente  don Nicola è parroco nella vicina Montorio al Vomano. In una recente intervista (12/8/ 2016) rilasciata alla prof. Adina Di Cesare, l'anziano sacerdote ha garantito, in riferimento all'incensiere, di trattarsi di oggetto recuperato presso una famiglia del contado, della quale, dopo più di cinquant'anni, non ricorda il nome. Non si tratta, quindi,  di oggetto liturgico sottratto alle chiese di Cerqueto. L'incensiere, oltre a far parte degli arredi sacri e del cerimoniale liturgico,(come è noto a tutti i frequentatori di riti religiosi) in passato, era presente anche in alcune abitazioni private, perché usato per incensare le salme dei defunti. Ritengo opportuno precisare che nelle cerimonie private l'incensamento avveniva con la mano sinistra; nelle cerimonie liturgiche, invece, con la mano destra ( cfr., voce  enc. Wikipedia).  A dimostrazione della pratica legata all'incensamento delle salme, prima del funerale, dirò che un incensiere , dalla morfologia diversa,  è stato ritrovato anche in Puglia, ad Andria,  (cfr., Elio e Corrado Catello, Argenti Napoletani dal XVI al XIX secolo, Napoli, Giannini,1972).. Le parti strutturali dell' incensiere sono quattro: 1) coppetta brucia incenso, detta braciere;  2) coperchio traforato per la fuoriuscita del fumo, detto fumiere; 3) apparato di quattro catenelle; 4) anello porta dito collegato ad un supporto campaniforme per l'alzata del fumiere.  Alla vista dell'incensiere, esposto nel museo etnografico di Cerqueto, mi solleticava l'idea che l'oggetto visionato potesse essere opera di un orafo teramano, perché Teramo, in passato, aveva avuto una delle più importanti scuole di oreficeria d'Abruzzo, come attesta il marchio Ter (vedi riconferma  R. D. 13 settembre 1934, n.1062), applicato, generalmente, a garanzia del titolo del metallo e non delle varie scuole bottega, che operavano nel territorio L'incensiere di Cerqueto, attualmente, è al numero 693 della nuova catalogazione. Analizzando le sue fattezze, non mi pare sia oggetto di pregiata oreficeria abruzzese. Di pregiato e di insolito, credo, abbia solo la particolarità dell'uso.  La struttura è chiaramente di stampo e non evidenzia la mano di orafi teramani famosi, che hanno lasciato nella vicina Cesacastina di Crognaleto il più bel calice che possa vantare l'Abruzzo. L'incensiere di Cerqueto, presumo, potrebbe essere di scuola partenopea come attesta, secondo il  mio punto di vista, il corredo iconografico a margine del volume sugli argenti napoletani ( cfr., Elio e Corrado Catello, op. cit.). Di stampo risultano anche i quattro angioletti alati posti sull'orifizio esterno del braciere, in corrispondenza delle due diagonali perpendicolari che suddividono la bocca del braciere in quattro parti . Gli angioletti sono fusi e non sono rifiniti a cesello. Non risulta cesellato neanche il fumiere.  Il braciere, sotto il profilo  morfologico non è a coppa, come quello di tante chiese. A proposito di incensieri con braciere a coppa presenti in Abruzzo cito quello del tesoro di San Franco, in Francavilla al Mare, da me disegnato nel volume Il Tesoro di San Franco in Francavilla al Mare, testo di Quinto Matricardi, Pescara, Attraverso l'Abruzzo,1972.  Il braciere dell'incensiere di Cerqueto è per una metà concavo e per una metà convesso, struttura che costituisce, per quanto mi è dato di sapere, una rarità morfologica. Il fumiere, sottolineo, non presenta alcuna singolarità strutturale, ma mostra sul traforato, ripetuto a quartieri,  il profilo del quadrifoglio e del cuore.      

Vito Giovannelli