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21/07/2015, 09:41

‘Lettera d’Amore’, la manifestazione letteraria abruzzese

A Torrevecchia Teatina (Ch) ospite d’onore Umberto Broccoli

Museo Lettere d'Amore

Sarà Umberto Broccoli l’ospite d’onore della XV edizione del Concorso Internazionale Lettera d’Amore, la cui cerimonia di premiazione si svolgerà sabato 8 agosto a partire dalle ore 20 a Torrevecchia Teatina (Chieti), nel Parco dei Giovani “S. Karol Woytjla” annesso al Palazzo Baronale Valignani, dove ha sede il Museo della Lettera d’Amore. Come di consueto, un ospite di prestigio parteciperà alla manifestazione più appassionatamente “letteraria” dell’estate abruzzese, Umberto Broccoli, a cui verrà assegnato un premio alla carriera quale “ambasciatore della cultura classica e in particolare della letteratura classica d’amore”. Broccoli, archeologo, autore televisivo, scrittore, conduttore radio-tv, sovrintendente ai beni culturali del Comune di Roma dal 2008 al 2014, ha scritto molti libri, tra cui, gli ultimi, Voce del verso amare. (2003, Rai Eri); La poesia dell'amore/L'amore fa rima (2009, Arnoldo Mondadori Editore). E’ giunto alla notorietà popolare per aver condotto la trasmissione “Con parole mie”,  che nel 2004 è stata itinerante, facendo tappa anche in Abruzzo.

Il programma della cerimonia prevede: alle ore 20 apertura della manifestazione con la presentazione-concerto del libro Dall’Umano verso il Divino. J.S. Bach e i 6 solo à violino (Edizioni della Laguna, 2015) con la partecipazione dell’autore, prof. Fabrizio Casu, e la presentazione di Walter Tortoreto. Fabrizio Casu al violino eseguirà brani dalle sonate di Bach; Walter Tortoreto relazionerà sul testo.  A seguire la premiazione, introdotta dai saluti del sindaco avv. Katja Baboro e del Presidente della Giuria prof. Vito Moretti, affiancato dal prof. Massimo Pasqualone e da Massimo Pamio, direttore del Museo. La conduzione della serata sarà a cura di Mario Maria Cimini, uno dei più spumeggianti e colti giovani della nostra Regione. I testi saranno recitati dall’attrice Giuliana Antenucci.  Intermezzi musicali scelti da Fabrizio Casu.

Nella serata saranno premiati  Franca Minnucci, che riceve il “premio dell’amore” (uno splendido oggetto creato dagli “artigiani” orafi Verna) per aver curato insieme con Annamaria Andreoli l’epistolario amoroso: “Come il mare io ti parlo”, pubblicato da Bompiani nel 2015, carteggio d’amore tra Gabriele d’Annunzio e Eleonora Duse, 1894-192.  Il “premio dell’amore” sarà assegnato anche a Pier Franco Brandimarte, per il romanzo “L’Amalassunta” (Giunti, 2015), premio Calvino opera prima nel 2014, finalista premio Berto nel 2015, romanzo-inchiesta magico, leopardiano, che lascia il segno di una prima prova matura e ricca di suggestioni come di rado accade. Tra pochi giorni saranno resi noti anche i nomi dei vincitori del concorso per la più bella lettera d’amore del 2015.

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Franca Minnucci riceve il “premio dell’amore” per aver curato insieme con Annamaria Andreoli l’epistolario amoroso: “Come il mare io ti parlo”, pubblicato da Bompiani nel 2015, carteggio d’amore tra Gabriele d’Annunzio e Eleonora Duse, 1894-1923. “Vedo il sole”, scrisse Eleonora Duse nel primo biglietto per Gabriele d’Annunzio, e parlava di lui, che definirà il loro incontro “un incantesimo solare”. Senza saperlo, ma forse lui sì, il loro amore inaugurò il divismo moderno e alimentò le cronache mondane per anni. I detrattori hanno sostenuto che non fu un vero amore. La questione è più complessa. Il loro, semmai, fu un incontro di reciproco interesse. Il connubio artistico con la più celebrata attrice del tempo avrebbe permesso a Gabriele di avvicinare il pubblico ai suoi miti e alla sua poesia. A lei premeva rinnovare il suo repertorio e legare la propria arte a testi che fossero “suoi” e soltanto suoi. E per di più cadde fulminata dal grande seduttore che, pur amandola, finì per stancarsene, come sempre. Fu un grande amore? Sì, e questo libro – che ho visto crescere insieme agli studi di Franca Minnucci negli Archivi del Vittoriale degli Italiani – lo racconta con le stesse parole della grande attrice. Quasi tutte le lettere di lui sono andate distrutte, ma se ne salva una del 17 luglio 1904, poco dopo la fine della loro storia, che le riassume tutte: “Il bisogno imperioso della vita violenta – della vita carnale, del piacere, del pericolo fisico, dell’allegrezza – mi hanno tratto lontano. E tu – che talvolta ti sei commossa fino alle lacrime dinanzi a un mio movimento istintivo come ti commuovi dinanzi alla fame di un animale o dinanzi allo sforzo d’una pianta per superare un muro triste – tu puoi farmi onta di questo bisogno?” La risposta gli giunse pochi giorni dopo: “Non parlarmi dell’impero della ragione, della tua ‘vita carnale’, della tua sete di ‘vita gioiosa’. – Son sazia di queste parole! – Da anni ti ascolto dirle. Non ti posso seguire interamente, né interamente comprendere [...] Quale amore potrai tu trovare, degno e profondo, che vive solo di gaudio?”

Pier Franco Brandimarte, nato a Torano Nuovo (Teramo) nel 1986 riceve il premio per il romanzo “L’Amalassunta” (Giunti, 2015), premio Calvino opera prima nel 2014 e finalista premio Berto nel 2015. «Ecco, lo vedo» scrive l’autore e così comincia l’avventura di un dialogo impossibile ma reale tra due esistenze lontane nel tempo ma che si rilanciano l’un l’altra. Entrambe ossessionate dalla verità nuda, dallo scarno, poetico e essenziale racconto di sé. Oggi come ieri. Montevidone, un piccolo comune sulle colline marchigiane. Là vicino il nonno del giovane narratore possedeva una barberia. Là visse e lavorò dopo la formazione bolognese e parigina il pittore Osvaldo Licini, tra «i poveri muri delle case» sino a «sconfinare nei campi». Là Licini cercò la luna, amica argentata, mentre il giovane narratore cerca oggi un senso alla sua vita frugando in quella del pittore. Lasciare Torino e la fidanzata Nina per capire meglio se stesso in rapporto a Licini, stanarne testimonianze, forzando un istinto logico e ferino a seguirne le tracce ovunque, è per il narratore una personale recherche. Gli Olandesi volanti, gli Angeli ribelli, le Amalassunte non sono solo le opere più emblematiche di Licini, sono il distillato di un’esistenza i cui punti cardine rimangono la Bologna dell’Accademia durante gli anni dieci, insieme a Morandi e Vespignani; la Grande Guerra, che offese Licini a una gamba; la Parigi di un Modì prossimo alla morte; il riconoscimento tardivo alla Biennale di Venezia nel 1958; l’amore per Nanny Hellströmm, la moglie svedese che gli rimase accanto sino alla fine. «Un oggetto inusuale, L’Amalassunta, perfetto nel suo genere», così si legge nella motivazione del Calvino, il premio più prestigioso nella scoperta di nuovi scrittori italiani. Un romanzo-inchiesta magico, leopardiano, che lascia il segno di una prima prova matura e ricca di suggestioni come di rado accade.

 

redazione
Umberto Broccoli
Palazzo Valignani