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20/12/2013, 00:12

I My Distance - il trio abruzzese e la loro carica adrenalinica

Stavolta è il glorioso Abruzzo (L’Aquila) a proporci un terzetto niente male. Attivi da tempo, i tre ragazzotti si rendono  autori di un lenght abbastanza interessante nel ricalcare sonorità prettamente hardcore da un lato, ma non disdegnando una propria personale rivisitazione del genere. Da notare anche una buona produzione, che non lascia appiattire il lavoro lungo le pur 13 tracce che lo compongono, stante l’impegno profuso a piene mani dal trio. Ci sono varie componenti, nell’assemblaggio del disco: quella leggermente intimista, ma solo per pochi attimi, presente in alcuni brani, e quella smaccatamente di genere che alimenta la maggior parte dei pezzi, che risentono certamente delle influenze dei maestri primigeni. Il singer Venta, che si sdoppia tra microfono e quattro corde, non lesina certo energia in tutti i passaggi, che sin dal primo brano rimbombano in ipotetici amplificatori dell’hardcore più avvelenato e senza infingimenti di sorta. Le composizioni melodiche, tuttavia, sono abbastanza ben strutturate nel loro dipanarsi e al tempo stesso si nota una maggiore ricercatezza nel suono, laddove spesso si puo’ correre il rischio di apparire meri cloni di band ampiamente affermate. Indubbiamente ci sono anche episodi maggiormente impegnati, come ad esempio Instants Are A Lie, dove specialmente la chitarra segue una sua personalissima linea sonora, ben fungendo anche da ideale ritmica nell’esposizione del brano, che viene in questo caso rafforzato anche dai saggi cori che la band piazza. Ciò è ulteriormente da apprezzare laddove mostra apertamente di non restare mera esecutrice di suoni e tonalità ormai trite, ma dotata altresì di una buona originalità: sensazione che traspare in Non Injective e Depressurized, stante l’azzeccato mix cercato e riuscito tra stacchi quasi melodici nella loro suggestione e la solita potenza sparata a pieni watt, con l’ascia che detta bene i tempi e consente al drummer di non affannarsi a vuoto nell’espiazione delle sue battute pesanti.

Ed è così che il CD si snoda, attraverso improvvisi bilanciamenti tra energia e melodia, come nei brani successivi è data ampiamente traccia senza che il lavoro definitivo ne risenta nella sua completezza. Brani come Relativistic non danno alcuna suggestione, vanno anzi dritte al sodo, attraverso anche una inattesa dose di rullanti sapientemente bilanciati dall’esagitato screaming del singer. Fair Heart ci mostra ancora la band sugli scudi e con immutata voglia di stupire per l’energia che ancora riesce a donare alle ultime tracce, ivi compresa quella in esame. Non può certo inneggiarsi all’originalità delle composizioni, nella disamina della band. Tuttavia, come detto, una certa autonomia compositiva deve essere ad essa riconosciuta anche nelle ultime tracce: Domain e The Incontestable End, che vedono il trio ancora ben energico ed energizzante e sicuramente rivolto a proseguire il suo cursus honorum su questa promettente falsariga.

Membri band:

Federico Febbrari – chitarra

Federico Venta – basso e voce

Mauro D’Onofrio – batteria

 

Giancarlo Amitrano